domenica 26 settembre 2010

Martedì scorso è entrato in agenzia il sig. Bianchi. Era accompagnato dalla moglie ed entrambi avevano l'aria di chi ha bisogno di aiuto.
Mi spiegarono che il giorno prima erano stati accompagnati da un agente immobiliare a visitare una casa e che, a fronte di un loro reale interessamento, furono invitati in agenzia per approfondire la cosa.
Una volta là, l'agente immobiliare ha a chiesto i loro dati anagrafici e ha compilato un modulo che poi ha fatto loro firmare, dandogliene una copia.

Arrivati a casa hanno avuto il sospetto di avere firmato una proposta d'acquisto su una casa che non volevano realmente comprare. Per questo motivo sono venuti a chiedere consiglio, facendomi leggere il documento oggetto delle loro preoccupazioni.

La proposta d'acquisto, lo spiego per chi non lo sapesse, è un contratto in cui una persona (il proponente) si impegna all'acquisto di una casa. Fino a qui, il contratto si dice unilaterale.
Nel momento in cui il proponente firmasse una proposta e questa venisse accettata dal venditore e una volta che la sua accettazione venisse comunicata al proponente (notifica dell'avvenuta accettazione, via telegramma, per esempio), la stessa proposta si può configurare come un vero e proprio contratto preliminare, e cioé un contratto obbligatorio che, appunto, obbliga le due parti (proponente e venditore) a stipulare un successivo contratto di compravendita vero e proprio.
                                     
A una prima occhiata, quindi, sembrava che i sig.ri Bianchi fossero stati indotti a firmare una proposta d'acquisto in piena regola senza essere debitamente informati su ciò che andavano stipulando.
Leggendo meglio e considerando tutti gli aspetti essenziali del contratto, perché di contratto si trattava, ho potuto rassicurare i sig.ri Bianchi: nessuno avrebbe potuto obbligarli a comprare la casa oggetto della proposta.
Al prossimo post vi spiegherò perché...

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